Jamuninne!
Il nuovo spettacolo dei Marenia con lettura delle lettere degli emigranti, la proiezione dei filmati d’epoca ed i canti, inediti, che attraverso sonorità ancestrali e particolari rievocano i sentimenti dei migranti costretti a cercar fortuna.

O Emigrante o brigante

L’unità d’Italia seguita dal collasso economico del meridione alla base dell’emigrazione.
Chi erano i Briganti? Rivoluzionari o banditi, delinquenti o difensori del popolo? Il lemma Brigante diviene subito sinonimo di “cattivo soggetto” ma le origini del termine risalgono a 2000 anni prima della loro nascita. Vi era infatti una tribù britannica che diede molto filo da torcere ai romani nel I secolo a.C. 
Ma il brigantaggio ha un perché. Nel 1860 il regno delle Due Sicilie primeggiava su molti stati europei, le prime ferrovie italiche, l’ottima gestione delle poste, i cantieri navali (terza flotta navale d’Europa), assenza di leva,opifici metallurgici e tessili, valorizzazione dell’arte, ne facevano un ghiotto boccone per gli indebitati e militarizzati Piemontesi. Con l’aiuto di un ex ladro di bestiame mercenario, e di siciliani a cui hanno raccontato un mucchio di frottole su eque ridistribuzioni di terreni, riescono, senza mai dichiarare guerra ad arrivare fino a Napoli, la capitale. In breve viene trafugato il tesoro di stato (più cospicuo d’Italia), le industrie spostate al nord, per sedare l’ordine vengono istituite polizie private guidate da delinquenti, nasce la camorra. Nel corso di un anno viene istituito il diritto di rappresaglia, la leva obbligatoria di 5 anni, la pressione fiscale raddoppia, le carceri borboniche vengono svuotate, nasce il Brigantaggio. Prende allora inizio il più imponente fenomeno migratorio mai conosciuto fino ad allora. Contadini e braccianti privati delle terre, si uniscono all’opposizione inflessibile della Chiesa Cattolica ed ai militari borbonici ancora fedeli al vecchio sovrano. Non si depongono le armi. Bande di oltre 500 uomini capitanate da Crocco, Tranchella, Ninco Nanco, Pizzichicchio si danno alla macchia e rastrellano consensi e morte. Gli attacchi ai militari piemontesi sono numerosissimi e sempre sostenuti dalla popolazione. Si creano zone franche in Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria.
nel 1872 oltre 150.000 militari sono impegnati nella lotta contro la resistenza ed il brigantaggio. Infuria la guerra civile. Bambini, donne , anziani e religiosi vengono trucidati ed i loro villaggi dati alle fiamme.
I raccolti vengono confiscati e spesso distrutti.
Una terribile legge emanata (Legge Pica) permette la fucilazione senza processo al solo sospetto di favoreggiamento del brigantaggio. I ribelli trasferiti in campi di prigionia e immersi nella calce viva,
più spesso squartati e decapitati ed esposti agli angoli dei paesi. Le guerre d’indipendenza ed i moti del risorgimento insieme hanno un numero di vittime minore. Questo lo scenario storico che diede l’avvio ai nostri emigranti. Con il cuore in mano e la certezza di un intenso spettacolo, rendiamo loro omaggio.

Contadini e giovani vanno via.

L’Italia da poco è nata e già si svuota di manodopera, menti, anime.
Ancora oggi possiamo vedere la sistematica arretratezza di alcune aree del sud Italia. La questione meridionale non è mai finita. Depredati da ogni cosa, molti “neo” italiani, decidono di andare via subito dopo l’unità. I piccoli paesini del sud si svuotano d’inverno, mentre d’estate esplodono di vita. Rientrano i parenti, figli e nipoti di quelli che sono andati via. Emozionanti le manifestazioni di lettura delle lettere scritte, rievocando momenti di drammatica realtà che sembrano riemergere struggenti e terribili. Famiglie spaccate dal sogno di poter riuscire a dare un futuro ai propri figli che non sia quello patito. Di una cosa si è certi, ormai quello che si lascia è talmente poco da preferirvi l’ignoto di un paese a mesi di navigazione di distanza. Tra il 1870 ed il 1980 furono circa 27 milioni, ovvero il numero dei cittadini censiti all’unificazione. Nel 1988 il MAE conta (fino alla IV generazione oltre 58 milioni di italiani all’estero, quasi quanti gli abitanti italiani. Gli italiani hanno patito la fame, attraversato guerre, subito dittature, ma l’aspirazione a migliorare le condizioni di vita per se stessi e le loro famiglie li ha portati a scegliere di sopportare qualsiasi sacrificio. Il New York Times del 5 marzo 1882 dice di noi: “Sembra che siano nel complesso una classe onesta, ma vengono continuamente citati in giudizio per risse, violenza, tentati omicidi”. La nuova Italia esporta tutto di se. Ma esporta anche una grande ricchezza: le tette. Le donne italiane erano bianche, e le loro tette erano grandi, capaci di sopperire ai seni asciutti americani. Un giorno di allattamento poteva soperire a settimane di assenza di lavoro maschile, e spesso le donne diventavano l’unica fonte di sostentamento di una famiglia. Quando gli immigrati arrivavano negli USA c’era da pagare una tangente per lavorare: la bossatura. Si pagava al Boss che inseriva in nero lavoratori sotto pagati nei cantieri. Al boss il titolare pagava gli stipendi che li decurtava ancora. Ogni 2 mesi licenziavano tutti e facevano ripagare una nuova “Bossatura”. Da qui il termine “Boss”.

Lo Spettacolo

Dal 1800 ad oggi con un’inedita fusione di immagini ed eventi storici a musica inedita. Il vento della musica trasporta spore di cultura in ogni angolo del globo. La cultura del Sud Italia in uno spettacolo unico, ove si fondono le sensazioni più particolari, emigrazione, drammi, amori, in una sola parola: Vita. Le lettere degli emigranti di ogni luogo e diretti in ogni luogo, i fatti, i sacrifici, il razzismo, l’ignoranza.
Uno spettacolo che ogni Italiano dovrebbe vedere per capire come accettare chi oggi è in difficoltà.
Lo spettacolo della durata di 2 ore circa fonde l’antico all’inedito per un sud forte delle sue radici ed identità e coerente nell’innovazione culturale che solo i giovani artisti possono davvero portare in evidenza.
I Marenia hanno uno spirito antirazzista ed un forte senso di rispetto per tutte le persone della Terra. Nessuno è diverso dall’altro. Nessuno è straniero su questo pianeta. Conoscere il nostro passato per riflettere sul nostro futuro senza commettere gli stessi errori che gli altri popoli hanno fatto con noi.

Questo spettacolo è la volontà di voler ricordare una pagina di storia intensa e struggente, di raccogliere delle testimonianze di un popolo legato alle proprie tradizioni, al lavoro, all’amore, agli ideali.

Ricordare! Per non lasciare vuoto il posto della memoria perché il futuro ha un cuore antico.