Marenia, diario di bordo #8: il Suk

Siamo andati al Suk, il tipico mercato arabo. Veder contrattare per ore le persone può essere divertente. I più strani personaggi si incontrano anche in questi luoghi. Si ha la chiara percezione che se non contratti si offendono. Forse è vero.
Continuo a pensare alla condizione delle donne. Una donna in un’auto alza un ipad con un numero di telefono. Ci spiegano che i ragazzi qui fanno così per relazionarsi. Chattano Bluetooth ai semafori. Che paese particolare. Il piccolo Lahiri dice che sono formiche, ma che lui preferisce le farfalle. Come dargli torto?
Dalle auto si intravedono case “sfarinate”, quartieri poverissimi. L’opulenza lascia il posto alla povertà. Qui si viene per lavorare. Molti indiani, pachistani… Il datore di lavoro qui trattiene il passaporto. E fa da sponsor. Ovvero è responsabile del “proprio” lavoratore. All’aeroporto c’è una fila enorme di persone che entrano per lavoro. Sempre.
Ma esistono anche tanti poveri. L’alcol è assolutamente vietato e la pena è grave. In questo paese vi è la pena di morte e spesso, ho pensato alle decapitazioni, lapidazioni e crocifissioni pubbliche, non molto lontano dal Suk. Nella piazza adiacente. Qui la chiamano piazza Chop Chop, dal macrabo suono delle teste rotolanti.
Dove si comprano i diritti umani in questo Suk?